venerdì 25 novembre 2011

LA QUALIFICAZIONE DEGLI OPERATORI DEL RESTAURO DI BENI CULTURALI - ARTICOLO di QUOTIDIANOARTE

Questo articolo del Consiglio Direttivo dell'ARI mi sembra chiaro, onesto (non strumentale) e semplice da recepire benchè datato 23 dicembre 2009. Ancora oggi, dopo due anni di caos, battaglie a suon di ricorsi che non sono serviti quasi a nulla, mi domando perchè mai in Italia dobbiamo sempre confondere le acque, intorpidirle a tal punto che non ci si capisca più nulla. Il risultato è stato che da allora con un crescendo esponenziale, complice anche questa maledetta "crisi economica" il blocco del settore ha raggiunto livelli spaventosi. Spudoratamente i manovratori delle folle hanno approfittato del disagio confidando nella poca predisposizione ad interessarsi della lettura delle cose di legge tipica di molta parte delle persone, per fornire interpretazioni tendenziose e strumentali, fornendo letture assolutamente false delle normative.
Cos' come ha fatto nell'articolo Michela Gottardo, anch'io mi chiedo, ma tutti costoro, nel 1999 e nel 2000 dov'erano? Perchè non si gridò già allora allo scandalo ed alla "fucilazione di massa degli operatori del settore? Aggiungo, si è continuato sommersamente a muoversi nell'illegalità, spesso consapevole, a volte inconsapevole, probabilmente confidando nella lentezza attuativa dei provvedimenti di legge, e nei tipici ritardi a recepire le regole che non fanno piacere soprattutto alle caste, e qui mi riferisco soprattutto agli architetti che ritenevano di poter operare indistintamente (anche senza essere restauratori di beni culturali) sia sulle architetture che sulle superfici decorate di beni architettonici se non addirittura sui beni mobili. Ma non solo gli architetti hanno fatto orecchie da mercanti, altri sono stati gli stessi restauratori che colpevolmente hanno ignorato il D.M. 294/2000 e seg. modificazioni, continuando, laddove non ricorrevano i requisiti, a svolgere mansioni non consentite, dove anche alcuni funzionari delle Soprintendenze si sono macchiati delle stesse colpe, trascurando di informarsi o fingendo di non sapere, di fatto continuando a far lavorare coloro che non potevano lavorare.
E qui mi voglio fermare perchè poi si apre il capitolo doloroso dei giovani che hanno frequentato corsi di restauro e facoltà universitarie che considerare costose è riduttivo e che già si sapeva che non potevano dare ciò che promettevano.
Ma tutti zitti a sguazzare e poi il momento è arrivato e quindi tutti in piazza a protestare e arruolare adepti (possibilmente paganti) per corporazioni difensive pronte a class-action che non porteranno da nessuna parte se non ad ulteriori sborsi e beffe.




LA QUALIFICAZIONE DEGLI OPERATORI DEL RESTAURO DI BENI CULTURALI
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