venerdì 14 gennaio 2011

Il restauro della Sacra Icona di MARIA SS. MATERDOMINI conservata nella Chiesa del Convento Francescano di Materdomini in Nocera Superiore (SA)


L’ Icona   oggetto  del    presente   lavoro  è stata sottoposta,   nel  passato a numerosi rimaneggiamenti che si sono susseguiti in periodi non documentati fino ai nostri giorni.
In uno di questi interventi è stato sostituito il supporto ligneo originario insieme allo sfondo dell’immagine che dovevano essere in pessime condizioni anche a causa di un diffuso e massiccio attacco da insetti xilofagi. L’ipotesi avanzata è supportata dall’osservazione della presenza di fori  di sfarfallamento solo sulla superficie delle figure, e al contrario, non se ne trova traccia su altri punti del dipinto ne tanto meno sul supporto ligneo, che invece appare evidentemente in ottime condizioni e di fattura recente.
L’immagine originale residua corrisponde all’intera figura del Bambino con la sua aureola ed alla figura della Madonna, la cui aureola ed il fondo risultano, quindi, essere di rifacimento.

(Nella foto è evidenziato in rosso il contorno lungo il quale furono ritagliate le figure)

E’ stata proprio la straordinaria compattezza del legno di supporto,  contrastante con lo stato conservativo dell’immagine, il primo indizio che ci ha indotto ad ipotizzare quanto  esposto.
L’attuale supporto è costituito da due assi longitudinali in legno di castagno, con l’aggiunta lungo i margini superiori ed inferiori di due strette assi orizzontali dello stesso legno.
La porzione antica dell’opera è dipinta su di una incamottatura costituita da una sottile tela di lino con preparazione pressoché assente, mentre quella di rifacimento presenta una tela di iuta, molto grossolana, sulla quale vi è una preparazione gessosa ricoperta di bolo rosso in corrispondenza dell’aureola della Madonna e di bolo bruno nel fondo. La doratura dell’aureola della Madonna è realizzata in oro zecchino mentre il fondo con oro a conchiglia.
La pellicola pittorica sembra essere eseguita a tempera grassa, con lumeggiature delle vesti in oro a conchiglia.

Lo stato di conservazione del dipinto, al momento del suo arrivo al nostro laboratorio, era pessimo.
La superficie era deformata dalle ondulazioni causate dai distacchi della tela dal nuovo supporto che ormai tendeva a sollevarsi e lacerarsi, distacchi lacerazioni e sfilacciatura erano presenti anche lungo i margini della tavola(fot 8 luce radente). La pellicola pittorica e le dorature 
apparivano inscurite a causa delle alterazione di vecchi protettivi e delle sovrammissioni di polveri più o meno adese e sporco di varia natura.
Il manto della Madonna e l’aureola  del Bambino erano integralmente ricoperti da maldestre ridipinture che avevano contribuito notevolmente ad accrescere il deterioramento dell'opera. Difatti, il loro ritiro dimensionale in fase di asciugatura ed invecchiamento  ha deformato il delicato insieme costituito dalla tela e dalla cromia originale.
Si intravedevano sotto i rifacimenti  gli spessori di stuccature debordanti sull’originale con andamento irregolare rispetto alla superficie.
Molti ritocchi alterati erano diffusi anche su tutto il resto della raffigurazione. Da notare in modo particolare quello posizionato sulla guancia destra della Madonna che ne deturpava il viso con una grossa macchia. 

Altro danno di notevole entità era la presenza sulle figure di una enorme quantità di corpi metallici estranei quali spilli chiodi, chiodini, anche arrugginiti, oltre che di buchi di varia grandezza con i contorni lacerati, dovuti alla consuetudine di adornarela Sacra Immagine con gioielli e pietre preziose.


L

a pianificazione di questo intervento di restauro si è rivelata subito in tutta la sua complessità.

  L’icona così come ci giungeva in laboratorio, con le ridipinture anche se grossolane, rappresentava l’immagine che i fedeli conoscevano e veneravano da anni. L’intervento di pulitura avrebbe sicuramente modificato tale immagine e questo preoccupava sia noi che i Frati. Era però prioritario fermare il progredire del degrado costituito soprattutto dall’incidenza fisica di queste ridipinture sul delicato colore originale, e di conseguenza recuperare una   possibile migliore fruibilità estetica.    
  Muovendosi tra queste due finalità, si è effettuata una completa ricognizione sia della superficie pittorica sia del supporto, valutando la possibilità di intervenire maggiormente sul verso del dipinto per liberarlo, come detto, dagli strati di vario materiale depositatosi nel tempo a causa degli interventi di restauro e manutenzioni pregresse e dell'esposizione agli agenti atmosferici, e tentare soltanto di migliorarne la planarità senza  sottoporre nuovamente il dipinto ad un distacco dall’attuale supporto. considerando che  un intervento così complesso, avrebbe sottoposto l’opera ad uno stress eccessivo per la sua materia già fortemente provata.
        Si sono eseguiti dei micro-test di pulitura in varie zone della superficie per individuare e quantificare la cromia originale, e per mettere a punto una metodologia idonea a raggiungere una soddisfacente lettura dell’immagine.
I primi tasselli di pulitura ci hanno confermato la presenza  di numerose   stratificazioni   di  vario materiale   identificabile  probabilmente   come vernici,  sostanze  proteiche, cere,  sporco  generico, patinature colorate, ridipinture ad olio ed a smalto che ricoprivano soprattutto il manto della Madonna che da azzurro era in realtà bruno.                                     
 seguito di questa conferma, i Frati esposero all’assemblea dei fedeli e devoti, mediante immagini fotografiche, le risultanze dei test di pulitura, spiegando le circostanze dell’intervento che si andava ad eseguire e descrivendo come il risultato di tale intervento avrebbe cambiato il dipinto.
Confortati, quindi dal supporto dei frati e dalla consapevolezza dei fedeli, abbiamo iniziato il nostro lavoro di pulitura.
Per prima cosa si è eliminata l'enorme quantità di colla animale presente su tutta la superficie con l'utilizzo di tamponi imbevuti di acqua tiepida.
Sotto la colla si è rinvenuto uno strato ceroso rimosso con una miscela di ligroina ed acetone.
Le ridipinture sono state eliminate facendo rigonfiare gli strati mediante l’applicazione
di una soluzione gelificata a base di acido citrico e trietanolammina, ed in seguito rimosse a bisturi.
Sempre a bisturi sono state eliminate le vecchie stuccature ed è stato liberato il contorno originale delle figure ricoperto dal riporto del rifacimento del fondo.
Si sono in tal modo recuperate la cromie del manto della madonna, del nimbo e dei piedini del Bambino, il fondo ed i piani di incastro tra le figure e le aureole della zona centrale tra la testa della Madonna e quella del Bambino prima non visibili, oltre che la silhouette delle figure.
Dopo ulteriori test di solubilità, si è eseguita una seconda pulitura finalizzata all’assottigliamento dello sporco e dei protettivi alterati presenti sotto le sostanze rimosse nella fase precedente.  Tale pulitura è stata condotta mediante l’utilizzo di un  solvent-gel a base di DMSO e Acetone su carta giapponese, rimosso poi con un tamponcino asciutto ed i suoi residui eliminati mediante lavaggi con tamponi imbevuti di acetone ed essenza di petrolio.  
Questa fase di pulitura è stata calibrata selettivamente, al fine di non evidenziare gli  scompensi cromatici presenti sulla superficie pittorica.
      Le dorature del fondo e dell’aureola della Madonna, anche se non originali, sono state conservate perché, come detto precedentemente,  le zone originali corrispondenti furono eliminate in passato insieme con la sostituzione dell’antico supporto.
L'opera, adesso libera delle sovrammissioni, aveva già perso molte delle deformazioni che come detto erano causate proprio dall'irrigidimento di questi strati e dagli strappi in essa provocati.
Si è proceduto, quindi, al fissaggio dei sollevamenti della tela con infiltrazioni di resina termoplastica che con l’ausilio del termocauterio ne ha permesso il riaccostamento al supporto.
A questo punto le deformazioni della tela, anche se non completamente, erano pressoché scomparse, e potevamo ritenere soddisfacente il risultato ottenuto anche senza intervenire con azioni più invasive.

E’ stata poi eseguita una leggera verniciatura intermedia, necessaria per interporre un sottile strato d’intervento tra l’originale e le sostanze applicate nelle operazioni seguenti.
Si sono realizzate le stuccature con gesso e colla animale e si è proceduto con la reintegrazione cromatica delle abrasioni e delle lacune, localizzate soprattutto sul manto della Madonna, sul nimbo del Bambino e in alcune zone del fondo oro che mettevano in vista la tela sottostante, condizionando negativamente la percezione dell’immagine.


L’intervento si è svolta  principalmente con l'intento di restituire  omogeneità all'opera  con la massima   discrezione operativa.
La prima fase, condotta ad acquerello,  ha interessato fondamentalmente l'abbassamento di tono delle grandi lacune, degli squilibri di colore della tela originale macchiata irreversibilmente dalle varie sostanze dei restauri precedenti, e delle abrasioni e micro-lacune poste essenzialmente sui colori scuri, procedendo per progressiva eliminazione dei disturbi ottici di volta in volta predominanti.          
 Dopo una ulteriore leggera verniciatura a spruzzo, si è   proceduto con la reintegrazione  delle nuove stuccature utilizzando colori a vernice per restauro, con la tecnica del tratteggio alternata.
Il fondo dorato è stato reintegrato con tratteggio eseguito con oro a conchiglia 23 Karati e ¾, con cui sono state riprese anche le discontinuità più evidenti  delle lumeggiature della veste del  Bambino.
Sono stati utilizzati colori ad acquerello Windsor & Newton solo tinte compatibili tra loro e resistenti alle radiazioni UV, e colori a vernice per restauro Maimeri.
L'intervento è stato completato con l'applicazione di vernice semi-mat.
Il risultato mostra l’immagine liberata ed alleggerita dalle ridipinture, recuperata nelle cromie originali, ricomposta e perfettamente leggibile.
      
                














San Michele di Serino, 08/06/04         Rest. Maria Paola Bellifiori

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